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Wild Wild West

lunedì 17 Settembre 2012

Tagish Lake

15 settembre 2012
Sette ore di traghetto per tornare da Juneau ad Haines e poi dirigerci verso Skagway dove troviamo alloggio al Westmark Inn. La cittadina in perfetto stile Western dove tutto ricorda la corsa all’oro degli ultimi anni dell’800. Ad accoglierci all’ingresso della Broadway, con i suoi marciapiedi in legno, la locomotiva che per 60 anni ha aperto una traccia nella neve del White Pass. La ferrovia percorre ancora le aspre vallate che portano a nord su ponti che mettono le vertigini o costeggiando i laghetti dalle acque bianche. Non fosse per le due navi da crociera ormeggiate al porto e le innumerevoli gioiellerie che nemmeno in via Nassa… Quassù il calendario non riporta le domeniche, i negozi sono aperti quando arrivano le lussuose navi che sbarcano migliaia di danarosi passeggeri. In ogni caso dopo quattro giorni impegnativi, questo pomeriggio lo dedichiamo al riposo: quattro passi tra le vie del centro, visita al Red Onion Saloon per spezzare la fame, un breve pisolino e cena al Bonanza Bar. Come dice bene Ellen uscendo dall’albergo, sembra di essere nel Wild Wild West.

16 settembre 2012
Oggi non piove! Imbocchiamo la Klondike Hwy in direzione di Whitehorse. Al White Pass la temperatura è di 4 gradi centigradi ma le nubi, una volta tanto, non minacciano pioggia. Forse per questo il paesaggio sembra ancore più bello. La ferrovia ci accompagna nella valle, scomparendo a volte dietro alle montagne per poi ricomparire tra le foreste dei piccoli ma tenaci abeti. Scendendo verso nord la temperatura aumenta, favonio, gli alberi sono più grandi e il colore giallo dei pioppi più intenso. Siamo nello Yukon, paese tanto amato dai nostri amici Lele e Cinzia a cui cerchiamo in ogni modo di suscitare un poco di invidia, ma che in realtà ci hanno dato molte indicazioni utili su come affrontare questo viaggio. Ci fermiamo a nord di Whitehorse, in un B&B sulla sponda sinistra del Takhini River, che ospita una scuola di cani da slitta. Stanotte speriamo nel bel tempo…

Andrew.

Posso offrirti del salmone?

venerdì 14 Settembre 2012

Attimo fuggente

13 settembre 2012
Una delle tappe importanti di questo strano viaggio, spiegherò in seguito cosa intendo per strano, è il Sud-Est Alaska. Una terra particolarmente difficile da raggiungere in quanto delimitata ad sud-ovest dall’Oceano Pacifico e ad nord-est da una catena montuosa che le strade non hanno ancora saputo intaccare. Non tutti sanno che la capitale di questo Stato si trova proprio tra questi fiordi. Juneau, piccola città intrappolata in queste lande sperdute, consente ai suoi abitanti di lasciarla solo via nave o tramite i non poco costosi voli dell’unica linea aerea. Partiti da Gakona il 10 settembre abbiamo percorso la Tok Hwy tra vallate di abeti che le bizze del tempo hanno cosparso di zucchero a velo. Mentre il giorno prima lungo la soleggiata Denali Hwy avevamo incontrato centinaia di cacciatori con altrettanti veicoli di ogni genere, qui l’essere umano sembra camminare timidamente in punta di piedi. Incantevole! Raggiunta la Alaska Hwy, dirigiamo a sud, sconfinando in territorio Canadese, il mitico Yukon, dove facciamo tappa a Destruction Bay. Le vallate diventano più ampie e le persone più rare. Ancora una giornata di auto per valicare un passo ormai innevato e scendere, rientrando in territorio Statunitense, fino ad Haines. Può capitare in questo paesino turistico che, recandosi al Ferri Terminal per riservare i biglietti del traghetto per la capitale, uno degli addetti alla biglietteria possa offrirti del salmone pescato e affumicato da lui stesso il giorno prima. Ed è pure squisito… Due giorni spesi nel tentativo di immortalare le Aquile calve, che certo non mancano quassù, ma sempre sotto la pioggia. Pioggia che non ci abbandona neppure a Juneau e che mi gela le mani mentre cerco di fermare l’immagine di una balena, sballottato tra le onde dello Stephens Passage. Avete capito cosa c’è di strano nel Sud-Est Alaska?

Notte, Andrew.

Denali, La Grande

lunedì 10 Settembre 2012

Denali N.P.

8 settembre 2012.
Vi sono solo due stagioni in Alaska: l’inverno e la stagione della manutenzione stradale. Con questa battuta l’autista dello shuttle-bus verde, su cui per il terzo giorno percorriamo la via sterrata che si insinua tra le vallate di uno dei più grandi parchi nazionali degli USA, nonché guida conoscitrice di flora e fauna locali, cerca di sdrammatizzare la presenza dei numerosi cantieri aperti che rallentano ancor più il lungo tragitto. Undici ore occorrono per giungere fino alla stazione più remota, il Wonder Lake, e far ritorno. Durante i primi due giorni di visita al parco, con lo sguardo vigile oltre i finestrini dei vetusti veicoli che da decenni arrancano sui fianchi di queste montagne, anche a causa del tempo poco clemente rare sono state le soddisfazioni. Colori spenti, nebbie, pochi animali fotogenici. Questa mattina invece il sole spendeva sulle vette innevate che sovrastano il nostro campo e, malgrado la temperatura fosse scesa a zero gradi centigradi, la speranza di una giornata diversa era ben motivata. Destino vuole che la partenza del terzo tragitto, gratuito per che ne ha affrontati già due, era fissata solo a fine mattinata. Cosicché mentre passavano le ore, le nuvole tornavano ad addensarsi all’orizzonte proprio sulla nostra meta: La Grande! Denali, ovvero La Grande, è il nome che i nativi diedero al Mount Mc Kinley. 6096 metri di roccia che, essendo visibile dai 600 metri del fondovalle, risulta la più imponente al mondo. Ma quella che poteva trasformarsi nell’ennesima delusione si è rivelata invece una delle più emozionanti giornate di questo viaggio. Nel giro di pochi minuti il cielo si è manifestato in tutte le sue espressioni: pioggia, raggi di sole, tempesta fine e bufere di neve. Neppure la nostra guida aveva mai vissuto una giornata simile al Denali. Non saremo stati fortunati come altri turisti che, godendo di una rara giornata di sole, hanno potuto ammirare la vetta della montagna, ma ciò che abbiamo visto noi non è ripetibile…

Arrivederci Denali, Andrew.

Tornar giovani

giovedì 6 Settembre 2012

I primi colori

5 settembre 2012
Dopo un’abbondante colazione al Talkeetna Roadhouse ci rimettiamo in marcia. La strada verso il Denali National Park è dritta e veloce come deve essere una classica Highway americana. Questa in particolare si allontana sempre più dalla civiltà o, meglio, si addentra sempre di più nella natura selvaggia, tra mille laghi, catene montuose e foreste dai colori variegati. Il giallo intenso dei pioppi si mescola al verde delle conifere e al rosso delle erbe. Nel primo pomeriggio arriviamo a Carlo Creek, 12 miglia a sud dell’entrata del parco, dove abbiamo riservato un letto al Denali Mountain Morning Hostel. Si tratta in realtà di una capanna in legno vicino al fiume e nascosta tra gli abeti; niente bagno, per quello bisogna uscire. Facciamo una ricognizione al Visitor Center del parco per raccogliere informazioni e prenotare i posti sul bus-navetta che ogni quarto d’ora porta i turisti all’interno di questa sorta di mecca dei parchi nazionali. Qui tutto è un po’ estremo: la breve stagione di apertura, la collocazione remota, la vetta più alta del Nord America (6194 msm), la fauna, i colori dell’autunno, i prezzi elevati. La sera attraversiamo la strada e raggiungiamo il Panorama Pizza Pub dove è inutile dire cosa abbiamo ordinato… Il locale è tappezzato di biglietti da un dollaro firmati dai turisti e da altri oggetti di ogni epoca. Mentre assaporiamo la nostra pizza entrano due ragazzotti che trasportano un videogame degli anni ottanta. Sembra che sia stato appena riparato e la soddisfazione generale è grande quando viene rimesso in funzione. Sarà lui? In uno dei paesi più duri, dove vi sono solo uomini veri, cosa potrebbe render felici i grezzi clienti di un pub? PAC-MAN! Così, tra il minuscolo capanno in legno che mi ricorda i campeggi con gli scout e il videogame di altri tempi, mi sembra di essere tornato giovane…

E domani Denali! Andrew.

T-Shirt

mercoledì 5 Settembre 2012

Into the Wild

4 settembre 2012
Seduto al piccolo tavolo sotto al davanzale della finestra del Talkeetna Roadhouse osservo attraverso i vetri bagnati dalla pioggia la gente che passeggia lungo la Main Street. Al mio fianco Ellen, beviamo una cioccolata calda, io mangio un dolce al cioccolato. Talkeetna è una cittadina storica dallo spirito alternativo, anche se un po’ sbiadito, punto di partenza per le spedizioni sul Mt McKinley. All’entrata di questo edificio risalente al 1917 che ospita un caffè, un ristorante, una panetteria e un lodge con stanze minuscole, un adesivo riporta la scritta: “Talkeetna, dove finisce la strada e comincia la vita”. In effetti la strada finisce proprio qui; sono la ferrovia e il fiume Susitna che hanno reso anche in passato questa località raggiungibile da chiunque. Noi invece l’abbiamo raggiunta facendo una deviazione all’altezza di Wasilla, svoltando a nord lungo la Fishhok Road, poi su fino all’Hatcher Pass dove la strada diventa sterrata, infine la lunga discesa lungo il Willow Creek. Percorso affascinante ma consigliabile solo in caso di tempo asciutto e buona visibilità… Uno scuolabus si ferma proprio davanti a noi; i bambini scendono di corsa e si dirigono verso casa. Mi stupisco nel vedere come molti di loro indossino solo una T-Shirt, una felpa sotto braccio, mentre la temperatura non raggiunge i 10°C. Abitudine…

Brrr, Andrew