Archivio di Settembre 2008

L’ultimo giorno

venerdì 26 Settembre 2008

L'ultimo giorno

L'ultimo giorno

Los Angeles International Airport.

A zia Nilde, 24.01.’24 – 26.09.’08

Grazie, Andrea.

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La piuma bianca

giovedì 25 Settembre 2008

Death Valley

Death Valley

Mi trovavo a Morro Bay, sulla costa del Pacifico, dove ho passato un paio di giorni tranquilli, mentre mi avvicino a Los Angeles per prendere il volo di ritorno a Chiasso. Due giornate di sole e senza nebbia, un vero miracolo sulla sponda di questo Oceano, o almeno lo sono per me. La prima sera ero riuscito a fotografare il tramonto, ma volevo riprovare con il teleobiettivo.

Tipico villaggio di pescatori trasformato in turistico all’interno di un estuario naturale, Morro Bay ha come caratteristica quel panettone di roccia alto un centinaio di metri che affiora dall’oceano proprio davanti al piccolo porto. Esco con buon anticipo dal motel per cercare il posto migliore tra i vari ristoranti con terrazza lungo il molo e, una volta trovato, aspetto. Il sole sta calando ma luce è ancora bianca, provo qualche scatto. Incontro una giovane coppia di Udine e scambiamo due parole. Poi all’orizzonte comincia a delinearsi un banco di nebbia. Si avvicina sempre di più. Il sole è ancora troppo alto. Ormai è perso. Decido di aspettare comunque, non si sa mai…

Ad un tratto l’occhio cade su una piccola macchia bianca appena oltre il parapetto. È un piuma bianca. Immobile nell’aria non cade in acqua. Passa attraverso le sbarre di ferro e si posa davanti ai miei piedi. Appartiene al gabbiano che sta tranquillo sul corrimano a un paio di metri da me e mi osserva da almeno mezz’ora. Resto un momento attonito, mi ricorda qualcosa, poi la raccolgo. È proprio lei, ricordate? La piuma che accompagna Forrest Gump durante la sua vita. Cosa cercava Forrest Gamp con tutto quel viaggiare, correre, conoscere…? Credo non lo sapesse neppure lui, ma certamente l’ha trovato quando è tornato a casa…

Il tramonto non l’ho visto ieri sera, ma penso di aver scattato la foto più bella di questo mio strano viaggio. Foto difficile, di un animale in movimento, con pochissima luce. Foto che non metterò sul sito. La qualità dell’immagine risulterebbe troppo bassa e non le renderebbe giustizia.

A presto, Andrew.

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Quattro amici al bar

sabato 20 Settembre 2008

Ombre

Ombre

Gualala, costa del Pacifico 100 miglia a nord di San Francisco. Sono arrivato presto in paese perché la tappa era volutamente breve. Malgrado il tempo ingrato la mattinata mi aveva riservato ancora una volta paesaggi da romanzo: le Mendocino Headlands.

Non ho fatto colazione ma anche se non ho molta fame, penso che un hot dog potrebbe starci bene. L’insegna Saloon mi attrae; entro. Mi dirigo al bancone e subito il barman mi chiede cosa voglio da bere. È un omaccione che trasuda simpatia, dalle chiare origini latine, baffi messicani. Vuole sapere da dove arrivo, e appena dico Svizzera lui lo ripete ad alta voce. Ora anche gli altri tre uomini seduti al bancone, tutti over cinquanta, sanno che sono uno straniero.

L’ultimo in fondo al bancone è il tipico benestante ma alla mano, legge il giornale ma ascolta ogni discorso. Quello in mezzo è “l’uomo del paese”, barba lunga, non si capisce niente di quello che dice. Il terzo, seduto affianco a me, è il tipo impresario. Mi rivolge subito la parola, vuole sapere il mio nome, dice che è stato a Ginevra e che la Svizzera è veramente bella. Spiega al secondo che laggiù si parlano tre lingue… Cerco di esprimermi meglio che posso, racconto del mio viaggio, del mestiere che faccio… sono al centro dell’attenzione insomma. Quando esco stringo la mano a tutti e l’uomo che mi stava vicino dice: buon viaggio fratello…
Eravamo quattro amici al bar…

Verso sera il tempo migliora e anche l’umore, così vado in spiaggia per cercare di catturare un tramonto. Per concludere bene la giornata torno al ristorante che avevo visto nel pomeriggio: il Cove Azul. Specialità di pesce, vista sull’oceano al tramonto: io c’ero.

È incredibilmente tortuosa la strada che segue la costa scendendo verso San Francisco, ma altrattanto bella, e per chi non cede alla tentazione di lasciarla per un tracciato più dolce la ricompensa è unica: il Golden Gate. Non è il ponte più lungo della San Francisco Bay, ma ti mette un nodo in gola… Lo percorro a piedi fino alla metà ed e qui che decido che devo cercare un Motel in centro. Voglio godermela questa città, anche se per poco. Trovo una camera al Broadway Motel sull’omonima strada. Mollo tutto e mi fiondo per le vie.

Ragazzi è come nei film, mi sembra di vedere i mitici Mike Stone e Steve Keller sfrecciare per…”Le strade di San Francisco”… Le case a schiera che sembrano sorreggersi l’un l’altra, le strade con pendenze impossibili, il Cable Car, China Town, il Financial District, e la baia al tramonto…

Ma è già passato e ora, qui a Monterey, raccolgo le forze per le ultime tappe.

Buonanotte Europa, Andrew.

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L’orso e la foca

mercoledì 17 Settembre 2008

Redwood

Redwood

Cercavo un orso e ho trovato una foca. Non quella a cui i più maliziosi staranno già pensando, ma quella della foto pubblicata oggi. La speranza ormai abbandonata era di riuscire ad immortalare un orso durante questo viaggio. Alla foca non avevo proprio pensato.

Così come non avrei mai pensato d’incontrare Marianne, lungo una strada sterrata del King Range NCA, a cui ho chiesto un’informazione vitale: “dove porta questa strada”? Marianne fa la postina in una località il cui nome è tutto un programma: Shelter Cove lungo la Lost Coast. In un primo momento si è limitata a sconsigliarmi vivamente di proseguire, gettando occhiate di circostanza alla mia auto e ai copertoni che, dopo 7000 miglia, non hanno più un battistrada perfetto… Ma quando le ho spiegato la ragione per cui volevo scegliere quella direzione e le ho detto il mio nome… Marianne ha origini Piemontesi e mentre mi raccontava la storia del nonno emigrante e del suo sogno di visitare l’Italia, gli occhi le diventavano lucidi. Ha voluto a tutti i costi scortarmi fino alla strada asfaltata, ma prima di risalire in auto… mi ha abbracciato.

E così anche questa giornata, che si preannunciava tranquilla, si è rivalata una delle più emozionanti. Dapprima la scelta di abbandonare la 101 South per percorrere la Highway of the Giants, è anche il consiglio per coloro che viaggiano da queste parti. Con i tronchi di Redwood che delimitano questa stretta arteria del Humboldt Redwoods SP, è senza dubbio una delle più favolose (nel senso che racconta favole) vie di questo paese.

Poi la scelta di inoltrarmi fino al capo estremo della Lost Coast, la foto alla foca, e l’incontro con Marianne. Seguire la 1 tra Leggett e Rockport è stato come salire sulle giostre. 22 miglia di curve e controcurve che fanno sembrare la nostra Tremola un manico di scopa… E da ultimo la decisione di fermarmi a Fort Bragg per la notte. Località sulla costa del Pacifico, a Fort Bragg si respira ancora l’atmosfera italiana importata dagli emigranti di inizio ‘900. Ho potuto così gustare un delizioso minestrone e un buon piatto di spaghetti alla carbonara, bagnati da un discreto Pinot Grigio…

Ma mentre rientravo al Motel l’ultima emozione. La foto della sezione di tronco di Redwood che ho inserito stasera nel sito… Perché emozione? Sulla targa commemorativa sta scritto che quella è la sezione del più grande esemplare di Redwood conosciuta. È stato abbattuto sabato 18 aprile 1943 nel Big Baer Creek of the Mile River. All’epoca aveva 1753 anni, era alto 334 piedi e il diametro alla base era di 21 piedi e 2 pollici. Con una sega di 22 piedi di lunghezza e 60 ore di lavoro si è messo fine a ciò che la natura ha costruito in 1753 anni… Ho messo una mano sul tronco, il calore che trasmette ancora oggi mi ha fatto riflettere. Per fortuna oggi l’uomo è più consapevole (quando vuole) e soprattutto comincia ad utilizzare meglio le risorse naturali.

Ma questa è un’altra storia, e per oggi è tutto.
Sperando di vedere il sole anche sull’oceano, Andrew.

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Vulcani e Fantasmi

sabato 13 Settembre 2008

Black Crater

Black Crater

Quando pensi di averle viste tutte, ghiacciai, foreste, canyons, alberi giganti, laghi smeraldini, e forse a causa della stanchezza che comincia a farsi sentire credi che oramai non ci sia più niente da vedere… Quando hai la sensazione di non aver trovato quello che cercavi e le foto che hai scattato non hanno quel non so che, tanto che pensi di aver perso il feeling con il clik…

Può capitare un 12 di settembre di parcheggiare l’auto, seguire un sentiero lungo un pascolo alpino, e dopo 400 metri di leggera salita, guardando oltre la cresta, resti a bocca aperta e pensi: trovato! Lo pensi perché le parole non escono… ma i fantasmi svaniscono… o partono a bordo di una nave, una nave fantasma appunto. E allora porti la macchina fotografica agli occhi e lei comincia a scattare da sola, c’è poco da ragionare con la pelle d’oca e il fiatone, ma ogni clik è un goal.

Ma cosa sta succedendo? Facciamo un passo indietro.
Negli ultimi giorni ho cambiato completamente il programma stabilito e mi sono addentrato in una terra di vulcani. Altopiani incredibili, completamente ricoperti da lava e foreste di pino inaspettate. Il Lassen Volcanic NP, appunto. Raggiunto percorrendo una strada che da secondaria diventa un qualcosa non riportato sulle carte stradali, dove finisce l’asfalto e ti chiedi se sarà poi quella giusta…
Posti per gli appassionati di speleologia, ricchi di grotte, dove il caldo sta sopra e sotto la terra.

Ma oggi sono entrato nel Crater Lake NP, pensando di scattare la solita foto al lago di montagna e invece… Uno spettacolo unico, anche perché credo di aver scelto il posto giusto nel momento giusto.
Sono entrato da sud, e con il sole alle spalle ho percorso quel breve sentiero che porta sul bordo del cratere. E così la prima immagine che ho visto oltre il ciglio è quella che ho messo come anteprima in W5. Ero solo, nessun turista, solo gli scoiattoli curiosi.

Un blu che non avevo mai visto e non oso pensare come potrebbe essere in una giornata limpida d’inverno, con un paio di metri di neve. Ed ecco il consiglio per chi si trovasse nei paraggi: anche se non è famoso come Yellowstone e sulle carte è piccolo piccolo, andate al Crater Lake National Park.

Potrebbe essere finita così la giornata, ma mentre percorrete la 138 per dirigervi verso la costa del Pacifico, potrebbe capitarvi che la strada sia sbarrata a causa di un incendio. Uno di quelli veri. State già tornando sui vostri passi, convinti di dover allungare il percorso di 3 ore, quando vi accorgete che l’autista che vi precede vi fa dei segni strani. Vi fermate a “parlare”, e capite che vuole guidarvi attraverso le foreste per aggirare l’incendio e riportarvi sulla retta via. Così avete pure la possibilità, e per un forestale non è cosa da niente, di osservare lo spiegamento di forze messo in campo contro l’incendio. Il campo base dei pompieri e dei volontari con tanto di tende piazzate, tutte le segnalazioni per i rinforzti che continuano ad arrivare, il posto sanitario, il mega elicottero che volteggia sopra la testa, eccetera. Non vi dico l’espressione della mia “guida” quando le ho detto che sono un Swiss Ranger.

Sarà veramente tutto per oggi? No!
Ma non si può dire proprio tutto…

Buonanotte, Andrew.

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